Di (speranza)
Potessero
le mie mani
essere ponte per farti tornare,
i miei occhi
luce a illuminare
improvvise inspiegabili tenebre,
il mio abbraccio
nodo che aggiusta quei fili rotti
e le mie parole,
le mie canzoni,
la ninna nanna che m’insegnasti
aria fresca a spazzar via la polvere
che si è posata, grigia,
su una materia che già lo era.
Potessero queste poche righe
tessere preghiere tali
da impietosire chi lassù,
o chissà dove altro,
conosce il disegno,
ma geloso lo serba
e il colore non svela.
Potessi io
coccolarti al petto,
come facevi tu con me,
colmare i tuoi silenzi attoniti,
plasmare le tue urla deformi,
con un sussurro
– di disperata speranza –
in grado di solleticarti il cuore.
Giulia Valente ( In punta di piedi)